OMAGGI
Omaggio ad Adriana Asti
DONNA FABIA
di Marco Tullio Giordana, Italia, 2018, 37’
Cast: Adriana Asti, Andreapietro Anselm
La marchesa Fabia Fabroni di Fabriano si lamenta con don Sigismondo, prete di casa, della generale decadenza della società e dei costumi. In attesa che il pranzo sia servito, Donna Fabia racconta l’umile preghiera che ha rivolto a Dio perché perdoni i pezzenti che l’hanno offesa. Ispirato alla poesia “Offerta a Dio (La preghiera)” di Carlo Porta.
Omaggio a Flavio Bucci
FLAVIOH – TRIBUTO A FLAVIO BUCCI
di Riccardo Zinna, Italia, 2018, 80’
Racconto dell’uomo e dell’artista, in un viaggio on the road tra luoghi e persone che hanno segnato la sua vita personale e artistica. Fuoriclasse e antidivo che ha interpretato un’infinità di tipi umani, che ha coprodotto il primo film di Nanni Moretti, sposato una principessa vera, che ha prestato la sua voce a Travolta, Depardieu, Stallone. Flavio non si può non raccontarlo! Lo ha fatto magistralmente il regista e attore Riccardo Zinna, recentemente scomparso.
Omaggio a Carlo Vanzina
SAPORE DI MARE
di Carlo Vanzina, Italia, 1983, 92’
Cast: Jerry Calà, Christian De Sica, Marina Suma, Virna Lisi, Karina Huff, Isabella Ferrari
A pochi mesi dalla prematura scomparsa, la Festa del Cinema di Roma rende omaggio a Carlo Vanzina, regista cult della commedia italiana degli anni Ottanta e Novanta, insieme al fratello Enrico con cui negli anni ha firmato le sceneggiature di decine di film campioni d’incassi. Per l’occasione viene riproposto uno dei loro maggiori successi Sapore di mare, a trentacinque anni dall’uscita. A Forte dei Marmi, nel corso di un’estate degli anni ’60, si intrecciano le storie di diversi personaggi. C’è l’abbiente famiglia lombarda dei Carraro, con i goliardici fratelli Luca e Felicino. Da Napoli arrivano i Pinardi, con gli ingenui fratelli Marina e Paolo. C’è il genovese Gianni, la bella e acerba Selvaggia, la matura e attraente Adriana, borghese annoiata; e poi i due inseparabili marchesini Pucci, Maurizio, detto Ciccio; Cecco il fotografo… Sapore di mare, divenuto un film di culto, ricco di classiche canzoni anni ’60, di macchiette e caratteristi impressi nei ricordi del pubblico, rinverdisce la commedia di villeggiatura degli anni ’50, e lascia nella memoria uno struggente incontro finale, un ultimo scambio di sguardi tra Jerry Calà e Marina Suma, che riecheggia una “celeste nostalgia” per la giovinezza scivolata via, per le occasioni perdute, per gli amori mancati.
INCONTRO | L’ITALIA NELLO SPECCHIO DEI VANZINA
Prima della proiezione, due autori di successo, capaci di fissare su carta l’evoluzione del costume, Chiara Gamberale e Diego De Silva, dialogheranno con il critico cinematografico Alberto Crespi e con lo scrittore Paolo Di Paolo intorno all’ampio lavoro dei Vanzina. Scegliendo una scena del cuore, e interrogandosi su come – nel bene e nel male, divertendo e talvolta irritando – nello specchio dei loro film si sia riflessa qualche verità (anche sgradevole) che ci riguarda. Nella stessa giornata, nell’ambito della manifestazione “Accadrà sul Red Carpet”, Via Condotti rende omaggio al regista scomparso con una mostra di fotografie che lo ritraggono sui set e con la famiglia e di locandine dei suoi celebri film. L’evento è realizzato con l’aiuto del fratello Enrico Vanzina e di Medusa.
Omaggio a Vittorio Gassman
“SONO GASSMAN!” VITTORIO RE DELLA COMMEDIA
di Fabrizio Corallo, Italia, 2018, 90’
A diciott’anni dalla sua scomparsa, Vittorio Gassman viene rievocato nel suo intenso percorso di protagonista del cinema e del teatro con particolare riferimento agli anni d’oro dei film brillanti della “commedia all’italiana”. Attraverso le testimonianze di familiari e colleghi, brani di film, spettacoli teatrali e programmi tv emerge il ritratto di un estroverso “mattatore” ma anche di un uomo più segreto e vulnerabile.
Omaggio a Nelson Pereira dos Santos
VIDAS SECAS | BARREN LIVES
di Nelson Pereira dos Santos, Brasile, 1963, 103’
Cast: Átila Iório, Maria Ribeiro, Orlando Macedo, Joffre Soares, Gilvan Lima, Genivaldo Lima
La Festa del Cinema omaggia Nelson Pereira dos Santos, il regista brasiliano recentemente scomparso, con uno dei suoi film più noti. Vidas secas è una delle opere centrali del Cinéma Nôvo brasiliano, movimento nato nel periodo della presidenza di João Goulart (1961-64), composto da autori come Pereira dos Santos e Glauber Rocha, contrassegnato da uno stretto legame con la cultura del Brasile, da un carattere militante, dalla ricerca di nuovi temi e nuovi linguaggi mirati a fare del cinema uno strumento di azione politica. Portando alla luce il sottosviluppo, la povertà, la violenza, la realtà del Brasile, riprendendo e sviluppando la polemica terzomondista attraverso una provocatoria “estetica della fame”, il Cinéma Nôvo voleva dare al pubblico “la coscienza della propria miseria” (Rocha), originare nel popolo una consapevolezza critica e rivoluzionaria. Vidas secas, ambientato nel Nordeste brasiliano, afflitto da una drammatica siccità, dove una famiglia di contadini vaga disperata per fuggire a sete e fame, segue questi principi, mostrando con aspro realismo un’umanità sottoposta a un’atroce indigenza ma ancora dotata di fiera dignità, e denunciando le storture della situazione agraria durante il governo Goulart.
In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale 2014/2018
LA GRANDE GUERRA
di Mario Monicelli, Italia, Francia, 1959, 135’
Cast: Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Silvana Mangano, Folco Lulli, Romolo Valli, Bernard Blier
A cento anni dall’epilogo della prima guerra mondiale, la Festa del Cinema la ricorda con La grande guerra di Mario Monicelli, nella versione lunga ricostruita con un restauro realizzato da Aurelio De Laurentiis e dalla Cineteca Nazionale, con la supervisione del direttore della fotografia Giuseppe Rotunno. Leone d’oro 1959 ex aequo con Il Generale della Rovere di Roberto Rossellini, il film di Monicelli è uno dei primi del cinema italiano ad affrontare un tema fino ad allora considerato tabù, i massacri del conflitto ’14-’18, e lo fa con un affresco corale in equilibrio fra il realismo della tragedia e il cinismo beffardo della commedia, fra epica e antiretorica, guardando la guerra dal basso delle trincee, raccontando aneddoti ora umoristici ora amari, parlando la varietà delle lingue dialettali in un periodo in cui in Italia si stava diffondendo una lingua unitaria, seguendo personaggi che sono tipi, maschere, macchiette e insieme figure umane vere, come i due protagonisti, il milanese Giovanni e il romano Oreste (interpretati rispettivamente da Vittorio Gassman e Alberto Sordi), due fanti che cercano continuamente di imboscarsi, due opportunisti lavativi e codardi che, catturati dagli austriaci, muoiono da eroi, trovando il riscatto in un lampo di fierezza, in uno sbocco di dignità personale. Il film di Monicelli, mostrando campi di battaglia che si palesano come sporchi e fangosi mattatoi, pronuncia il rifiuto caustico e al contempo accorato di una guerra sanguinaria e assurda come tutte le guerre.
OMAGGIO A CINECITTÀ FUTURA
 Il 3 luglio 2017 dopo venti anni di conduzione privata, i teatri di posa di Cinecittà e i laboratori di postproduzione sono tornati sotto il controllo pubblico. Istituto Luce Cinecittà è divenuta con questa acquisizione la più significativa realtà italiana che coniuga attività di interesse generale (archivio storico, promozione all’estero del cinema italiano, distribuzione di opere prime e seconde italiane, cineteca, etc…) alle attività industriali degli storici stabilimenti fondati nel 1937. Alla realizzazione dei grandi film del passato legati alle origini del cinema italiano, passando per la Hollywood sul Tevere, i trionfi internazionali dell’arte di Fellini e di Sergio Leone per citare solo due dei nostri maestri, e le mega-produzioni di Scorsese (Gangs of New York) o Terry Gilliam (Il Barone di Munchausen), si accostano oggi le produzioni di film e serie televisive quali Il Nome della Rosa diretto da Giacomo Battiato, The Pope di Ferdinando Meirelles o The New Pope di Paolo Sorrentino. Importanti investimenti per l’ammodernamento dei teatri storici, nuove infrastrutture ma anche l’ingresso di nuovi linguaggi (compreso il mondo dei videogame) e nuove tecnologie digitali, restituiscono Cinecittà al mondo della produzione internazionale capace di rispondere alle richieste più esigenti. Per questo vogliamo celebrare il primo compleanno della Cinecittà tornata pubblica con la proiezione di alcuni fra i titoli più prestigiosi nati fra le sue mura. Ringrazio la Direzione Generale Cinema del MiBAC, la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia per averci accompagnato in questo breve viaggio nella nostra storia, e la famiglia Leone per averci concesso di mostrare il capolavoro di Sergio Leone C’era una volta in America (Roberto Cicutto – Presidente e Amministratore Delegato Istituto Cinecittà Luce).
C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA
di Sergio Leone, Italia, Stati Uniti, Canada, 1984, 229’
Cast: Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, Burt Young
Per girare il film summa e testamento di Sergio Leone furono necessari nove mesi di riprese. A Cinecittà lo scenografo Carlo Simi ricostruì il Lower East Side, il quartiere ebraico di New York, scenario delle scorribande della piccola banda di ragazzini capeggiati da Max e Noodles nei ruggenti anni Venti.

di Federico Fellini, Italia, Francia, 1963, 138’
Cast: Marcello Mastroianni, Anouk Aimée, Sandra Milo, Claudia Cardinale, Rossella Falk, Barbara Steele, Guido Alberti
“Fellini godeva solo quando era chiuso a Cinecittà a inventarsi il suo mondo. E quando non poteva farlo, gli mancava”, ha scritto Goffredo Fofi. È un legame indissolubile quello che ha legato il regista riminese a Cinecittà. In le scenografie di Piero Gherardi, allestite nello Studio 5, danno forma concreta all’universo privato, onirico e surreale di Fellini e del suo alter ego Guido Anselmi, interpretato da Marcello Mastroianni.
BELLISSIMA
di Luchino Visconti, Italia, 1951, 114’
Cast: Anna Magnani, Walter Chiari, Tina Apicella, Gastone Renzelli, Alessandro Blasetti, Corrado Mantoni
Cinecittà come luogo che fabbrica sogni ma anche illusioni e cocenti delusioni. La rincorsa sfrenata al successo, all’epoca punto di arrivo per buona parte degli italiani, offre a Visconti lo spunto per un ritratto grottesco e impietoso, sospeso tra melodramma e neorealismo, sui falsi miti del cinema.
 
RESTAURI
L’AMORE MOLESTO
di Mario Martone, Italia, 1995, 104’
Cast: Anna Bonaiuto, Angela Luce, Peppe Lanzetta, Licia Maglietta, Gianni Cajafa, Lina Polito
La Festa del Cinema ripropone un esempio di incontro fecondo tra cinema e letteratura, L’amore molesto, opera seconda di Mario Martone, tratto dal primo romanzo di Elena Ferrante. Da un libro scritto, come i successivi di Ferrante, in prima persona, nella forma intima del diario, con continui andirivieni tra presente e passato, centrato sul corpo femminile, sulla ricerca di sé attraverso il nodo della radice materna, Martone trae un film pulsionale, materico, carnale, che scandaglia il dentro attraverso il fuori, che sviscera l’anima attraverso il corpo, la pelle, i vestiti, e che è allo stesso tempo il ritratto della città di Martone e di Ferrante, Napoli, mostrata nei suoi vicoli e sotterranei labirintici, brulicante, caotica, turbolenta, perturbante. Film e libro raccontano di Delia, quarantenne dalla femminilità congelata, che torna a Napoli, da cui si è allontanata da tempo, per i funerali della madre, Amalia, morta annegata, forse suicida, e indaga sugli ultimi giorni della sua vita per far luce su una morte misteriosa, scavando nel passato remoto, ricordando la gioventù di una madre sensuale, esuberante, gioiosa, oppressa dal marito geloso e da un mondo di maschi prevaricatori. Delia compie un percorso di ricerca e svelamento di sé, che la porterà a far riemergere segreti, bugie, traumi, sensi di colpa, violenze rimosse, e a riscoprire se stessa identificandosi nella madre. L’amore molesto di Mario Martone sarà alla Festa in occasione dell’Incontro Ravvicinato con il regista, con il restauro in 2K eseguito da Lucky Red in collaborazione con 64 Biz e Augustus Color. La riedizione del film vede inoltre l’intervento dell’autore e del direttore della fotografia sugli inserti del passato del film, che sono stati riportati in bianco e nero come da sceneggiatura originale.
ITALIANI BRAVA GENTE
di Giuseppe De Santis, Italia, URSS, 1964, 146’
Cast: Arthur Kennedy, Zhanna Prokhorenko, Raffaele Pisu, Tatyana Samoylova, Andrea Checchi, Riccardo Cucciolla
La Festa del Cinema ripropone Italiani brava gente di Giuseppe De Santis, uno dei massimi autori del cinema neorealista, nella versione restaurata da Genoma Films in collaborazione con Cineteca Nazionale. Il film racconta la campagna italiana di Russia, che rappresentò la partecipazione italiana all’operazione tedesca contro l’URSS nel 1941, e che si concluse con la disfatta italiana nel 1943. Il fatto storico è narrato attraverso l’odissea di un reggimento italiano composto da soldati diversi per provenienza regionale ed estrazione sociale, inviati in Unione Sovietica a seguito delle forze tedesche. Il viaggio verso il fronte orientale è accompagnato da un allegro ottimismo, spezzato poi da una realtà lontana da quella sperata, dalle aspre condizioni climatiche, dalle violenze dei nazisti, dai rapporti sempre più tesi fra tedeschi e italiani. Alla grande storia collettiva, si mescolano le piccole storie individuali degli uomini del reggimento. Attraverso una narrazione corale fatta di episodi, di quadri, di una espressiva galleria di personaggi, De Santis persegue la sua idea di un cinema che rilegga i generi, gli stili, le forme dell’arte e della cultura popolare in una chiave ideologica e didattica con la quale aprire la porta ai temi dell’internazionalismo contadino e operaio e ai valori della solidarietà e della fratellanza.
SAN MICHELE AVEVA UN GALLO
di Paolo Taviani, Vittorio Taviani, Italia, 1972, 90’
Cast: Giulio Brogi, Daniele Dublino, Renato Cestiè, Vito Cipolla, Virginia Ciuffini, Renato Scarpa
La Festa del Cinema di Roma rende omaggio a Vittorio Taviani, recentemente scomparso, attraverso uno dei capolavori realizzato con il fratello Paolo e restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale. Il film dei fratelli Taviani, “utopisti, esagerati” (come li definì Lino Miccichè), “sovversivi” (riprendendo il titolo di un altro loro film) del cinema italiano, viene presentato alla Festa da Martin Scorsese, che in questa occasione ne celebra l’opera. Nel 1870, Giulio Maineri, anarchico borghese, organizza una rivolta in un paesino, ma l’impresa fallisce e Maineri viene condannato all’ergastolo. Dieci anni dopo, durante il trasferimento in un altro carcere, Maineri incontra un gruppo di giovani ribelli detenuti, che sconfessano e irridono il suo idealismo utopico, preferendo una strategia rivoluzionaria più razionale, concreta e pragmatica. Maineri, distrutto dal confronto con la realtà e con la storia, sentendosi ormai inutile e vedendo il superamento dei suoi ideali, si uccide. Rilettura rigorosa e austera del ’68 e degli anni successivi, San Michele aveva un gallo è un film sul contrasto dialettico tra utopia e storia, tra immaginazione e realtà, tra passato e presente, è un canto funebre sulla figura del rivoluzionario romantico e sul sogno di una rivoluzione mancata e perduta.
IL TEMPO SI È FERMATO
di Ermanno Olmi, Italia, 1963, 83’
Cast: Natale Rossi, Roberto Seveso, Paolo Quadrubbi
La Festa del Cinema rende omaggio a Ermanno Olmi, recentemente scomparso, con la proiezione di Il tempo si è fermato restaurato dalla Cineteca di Bologna. Dopo aver esordito alla regia con dei documentari industriali per la sezione cinema della Edisonvolta, Olmi trasforma l’ennesimo documentario nel suo primo lungometraggio a soggetto, Il tempo si è fermato, del 1963, che racconta con stile rigoroso la creazione di un legame umano sullo sfondo della maestosa solitudine delle montagne, nel silenzio scalfito solo dal respiro del vento e dalle brevi frasi dei due protagonisti, in un mondo lontano dal rumore della modernità. Sul monte Adamello, in Lombardia, durante la pausa invernale nei lavori di costruzione di una diga, i guardiani Natale e Salvetti si occupano della custodia del cantiere; Salvetti torna a valle perché la moglie ha partorito, e viene sostituito da Roberto, un giovane studente. Il ragazzo è espansivo e chiassoso, e inizialmente il taciturno Natale lo tollera a stento, ma, dopo gli iniziali dissapori, tra i due nasce un rapporto di solidarietà e di affetto. Parabola sul rapporto tra l’uomo e la natura, Il tempo si è fermato è un film che, come Olmi continuerà a fare nelle sue opere successive, trova il sacro nella realtà, ed è una riflessione sul tempo che, come nelle Confessioni di Sant’Agostino, è sentito come un’estensione dell’anima: “In te, anima mia, misuro il tempo”.

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